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Privatizzazione e corruzione

25/06/2001 -  Anonymous User

Privatizzazione selvaggia o privatizzazione diretta?

A differenza dalla maggior parte dei paesi dell'Europa centrale ed orientale, paesi della cosiddetta transizione, la privatizzazione in Croazia non è stata ne' selvaggia ne' equa. E' stata concepita in chiave di 'rinnovamento nazionale' pianificato o, meglio, sognato, da parte di Franjo Tudjman.
Primo passo del processo di privatizzazione è stato trovare uno o più soggetti titolari della proprietà. Nella ex-Jugoslavia la proprietà sulle fabbriche, sugli istituti bancari ecc. non era definita 'statale', come nei paesi del Patto di Varsavia, ma 'sociale', sulla base dell'idea di autogestione.
La Slovenia ha, per esempio, risolto il problema della proprietà astratta, distribuendo - con il sistema dei vaucher - una parte delle azioni ai cittadini, inclusi anche i neonati, e il resto ai dipendenti delle ditte ex-sociali. Qualcosa di simile (ma con la preferenza assoluta per i lavoratori, attuali ed ex) ha pensato di fare anche l'ultimo presidente jugoslavo, il riformista Ante Markovic. Ma non c'è stato il tempo di realizzare queste idee, a causa del crollo della Federazione Jugoslava, della guerra, ecc. Tudjman ha invece prima statalizzato, nazionalizzato, la proprietà sociale, in modo tale che lo Stato diventasse titolare e proprietario. Una parte di questa nuova proprietà statale e' stata poi destinata alla privatizzazione. Ma non si è trattato di una vendita secondo criteri di mercato. L'Agenzia statale per la privatizzazione (al cui vertice è stato per un certo periodo il futuro primo ministro Zlatko Matesa, presidente dell'ultimo governo dell'Unione Democratica Croata (HDZ), e dopo di lui Ivan Penic, ultimo ministro degli interni nel governo di Matesa) doveva seguire i criteri definiti da Tudjman stesso. La vendita era controllata. Il criterio centrale era 'l'interesse nazionale': "la Croazia non può essere ricca, se non sono ricchi i Croati"; a partire da questo slogan si è giustificato il progetto tudjmaniano di affidare a duecento famiglie, croate e cattoliche, la proprietà della maggior parte della ricchezza nazionale per rassicurare e garantire lo sviluppo del paese. Non era lecito, ad esempio, vendere la proprietà agli stranieri nè ai Croati che non godevano la fiducia di Tudjman. Coloro i quali avevano appoggiato finanziariamente la costituzione dell'HDZ, o avevano comprato armi per la Croazia, diventata nel frattempo uno stato indipendente, potevano invece diventare proprietari o anche azionisti maggioritari delle ditte economicamente sane, a basso costo o, in alcuni casi, addirittura gratuitamente. Un esempio su tutti: Andronico Luksic, uomo d'affari cileno di origini croate, già molto vicino al regime di Pinochet, ha potuto comprare la birreria di Karlovac, alberghi istriani, ecc. pagando somme quasi simboliche; in questo modo Tudjman ha compensato l'aiuto finanziario che Luksic aveva concesso all'HDZ e all'esercito croato.
Ci sono moltissimi esempi di questa privatizzazione diretta dall'alto. Il metodo usato era il seguente: un certo candidato, legato per parte paterna ad una tra le duecento famiglie elette, non possedeva il denaro per l'acquisto, ma era stato designato da Tudjman come acquirente di una proprietà. Chiedeva dunque all'agenzia di comprare una fabbrica, che pagava con credito ottenuto ad hoc da un istituto bancario di proprietà statale. Il pagamento regolare del debito era garantito con l'ipoteca sulla fabbrica. A questo punto poteva scegliere: o intensificare la produzione, o vendere pezzo per pezzo la proprietà della fabbrica (macchine, proprietà del terreno, edifici...) al capitale estero, unico a disporre di mezzi finanziari, e trasferire il denaro a Malta, in Svizzera, e specialmente alle Isole delle Vergini nei Caraibi (molto ambite dai nuovi ricchi croati).

L'impatto sociale

La maggior parte dei nuovi proprietari ha scelto la seconda via. L'esempio più eccellente e' quello del famoso Miroslav Kutle, proprietario formale nel 1997 di quasi un terzo della ricchezza nazionale. Proprietario formale perché proprietari erano in realtà cinque soci, quattro conosciuti, un quinto sconosciuto (sembra che si trattasse di Ivic Pasalic, ma non vi sono tracce che lo confermino: tutti i contratti e i documenti rilevanti sono spariti durante un furto nell'ufficio di un notaio, a Zagabria, prima del 3 gennaio 2000, data del tracollo dell'HDZ). Molto denaro è sparito alle Isole delle vergini o in qualche altro luogo, alcune solide ditte sono fallite (tra le altre, la 'Diona', la rete di negozi più grande in Croazia, la 'Tisak', rete di distribuzione di tabacchi e giornali) e migliaia di dipendenti sono diventati disoccupati.
Ma ci sono anche esempi diversi (piuttosto rari). Uno dei personaggi preferiti da Tudjman, Ivan Todoric, e' diventato, in base alla prassi descritta, proprietario d'una parte rilevante dell'industria alimentare, inclusa la rete commerciale per gli alimenti 'Konzum'. Ma ha stabilizzato e rafforzato il lavoro fino all'indipendenza dall'HDZ, stabilendo con i sindacati un accordo a livello europeo. La sua impresa è ancora oggi funzionante senza difficoltà di rilievo e si trova in costante espansione. L'industria farmaceutica 'Pliva' di Zagabria e l'industria alimentare e cosmetica 'Podravka' di Koprivnica sono diventate vere multinazionali, tramite contratti di collaborazione commerciale e finanziaria con diversi partner esteri (come scrive il Jutarnji list, la 'Podravka' si trova negli ultimi giorni in difficoltà, ma senza timore di un crollo). Il 15 giugno e' stata pubblicata la notizia che la 'Pliva' è stata comprata da un'industria farmaceutica tedesca. Il direttore generale della 'Pliva' ha risposto all'accusa che la ditta non e' piu' una ditta croata, dicendo: ''Pliva' e' una ditta croata nella misura in cui 'Nokia' e' una ditta finlandese, o 'Nestlé una ditta svizzera".
Negli ultimi anni di governo dell'HDZ quasi ogni imprenditore che comprava una ditta doveva regolarmente sottoscrivere un contratto, sulla base del quale si impegnava a non diminuire il numero del personale impiegato. Questo contratto restava però senza effetti reali nel caso di fallimento della ditta, provocato dalla trasformazione della produzione in denaro trasferito alle Isole delle vergini o altrove. Così, il numero dei disoccupati è aumentato di giorno in giorno e la società si è spaccata in una minoranza di ricchi e benestanti e in una maggioranza di disoccupati, mal pagati e lavoratori in nero.
Grazie alle pressioni internazionali, e specialmente grazie al crollo o alle difficoltà molto serie dei diversi istituti bancari, negli ultimi anni di governo dell'HDZ in Croazia si e' intensificata l'entrata di capitale finanziario estero, che ha comprato quasi tutte le banche sopravissute (in primo luogo si tratta di capitale tedesco e specialmente proveniente dal nord Italia). Con una politica monetaria rigida il governo è riuscito a ristabilire il corso della moneta nazionale, ma a farne le spese è stata l'esportazione, diventata quasi impossibile, e soprattutto il livello di vita della maggior parte della popolazione. Questi fatti possono contribuire a spiegare il crollo dell'HDZ.

Nuovo corso in difficoltà

La promessa elettorale della nuova coalizione vincente era in primo luogo la seguente: fare subito una revisione radicale della privatizzazione e iniziare la lotta contro la corruzione, una tra le caratteristiche principali del periodo precedente. Kutle e' stato arrestato e con lui più di venti nuovi ricchi (ma la maggior parte di loro godono ancora oggi i frutti di una privatizzazione vantaggiosa: nonostante sia senza ogni proprietà, Kutle stesso, dopo 15 mesi di reclusione, in libertà provvisoria, ha dichiarato che un giorno continuerà la carriera di imprenditore). L'economia nazionale e' stata rilevata dal nuovo governo in condizioni di devastazione senza precedenti e cosi è stato necessario proseguire con i licenziamenti e con le chiusure (più precisamente: con le bancarotte) delle imprese, private delle potenzialità per una ristrutturazione. Nel 2000 si sono registrate, secondo l'ammissione del nuovo presidente dell'Agenzia statale per la privatizzazione Hrvoje Vojkovic (HSLS Partito Social Liberale), più di 300 casi di bancarotta.
D'altra parte non c'era consenso politico tra le componenti della nuova coalizione governativa sulla necessità di realizzare la promessa elettorale principale. La legge sulla revisione della privatizzazione e' stata messa nell'agenda parlamentare soltanto negli ultimi giorni, ed e' tutto tranne che una legge che apra uno spazio per una revisione radicale; piuttosto si potrebbe dire che rappresenta un compromesso tra lo status quo e l'urgenza di fare qualche cosa in direzione della promessa elettorale.

Privatizzazione oggi

La privatizzazione oggi procede in modo ancor più intensivo che nel periodo di Tudjman. Ora vigono criteri economici e commerciali. Si vende talvolta senza garanzie per i dipendenti. E così accade, come in un caso recente, che il nuovo proprietario della Istarska Banka di Pola, Regent Fond, licenzi trenta lavoratori definiti 'manodopera superflua'. Secondo Novi list dal 20 maggio, sembra che in questo caso tutti siano soddisfatti perché i licenziati percepiscono una liquidazione di dieci stipendi mensili. Ci sono però, riguardo alla privatizzazione e gli effetti che essa produce, controversie molto acute. Alcuni esempi.
Ci sono le polemiche aspre riguardo alla vendita agli stranieri degli alberghi sulla costa adriatica. Il governo ha deciso di privatizzare tutte le risorse turistiche possibili, nel periodo più breve possibile. Precisamente, nell' arco di due mesi. Ci sono due principali pretendenti alla privatizzazione dell'industria turistica, ambedue croati. Uno e' il già menzionato Andronico Luksic, vicino alla destra radicale; l'altro è Goran Strok, imprenditore di Londra, vicino all'SDP (Partito Social Democratico). L'IDS (Dieta Democratica Istriana) ha contestato questa idea di privatizzazione aggressiva e questo sarebbe il motivo principale per cui il partito ha deciso di passare all'opposizione. In questo senso, i funzionari dell'IDS Damir Kajin e Marino Folo hanno severamente accusato la politica che trasforma la costa istriana in una zona praticamente extraterritoriale.
La fabbrica di tabacco di Rovigno (TDR), per citare un altro esempio, si è appropriata, tramite una sua ditta turistica (la 'Jadran-turist'), di 200 ettari di terreno presso Rovigno, e ha intenzione di appropriarsi di terreni a Versaro e Cittanova. Tra l'altro, la TDR possiede anche due isole istriane: San Giovanni e Strugaro. Una polemica molto dura riguarda la cosiddetta 'guerra delle sigarette'. TDR ha chiesto al governo di proibire la vendita della fabbrica di tabacco zaratina alla multinazionale BAT, definendo gli investimenti della multinazionale superflui e distruttivi. TDR vuole comprare la fabbrica zaratina, evidentemente per ottenere il monopolio nel paese e nella regione. Un commento molto significativo arriva dal cronista del Jutarnji list, Ratko Boskovic: "TDR parla degli interessi del popolo croato, ma produce superprofitti con i quali i suoi proprietari comprano ogni anno una parte della riviera adriatica." Vojkovic risponde che le accuse dell'IDS non si reggono su fondamenti economici, ma sono ispirate dalla politica. Il presidente del Sonaewest Shopping, Ted Kupchevski (che in questo momento dice di non avere nessun interesse a comprare risorse turistiche croate) dichiara che gli investitori esteri ora hanno interesse esclusivamente per la costa adriatica, ma nel futuro potrebbero acquistare anche all'interno; e aggiunge: "la Croazia deve cambiare le leggi per facilitare l'ingresso del capitale estero nel paese, se vuole essere integrata in Europa" (Jutarnji list, 25 maggio).
C'è in corso anche una guerra tra banchieri italiani, sul mercato croato. Alessandro Profumo di UniCredito ha contatti spesso diretti con il governatore della Banca nazionale croata, Zeljko Rohatinski. UniCredito possiede già la Splitska Banka ed ora vuole comprare anche la Zagrebacka Banka. Il concorrente più forte e' la Banca Commerciale Italiana che già possiede la Privredna Banka di Zagabria, l'istituto bancario più forte nel paese. Il capitale estero possiede in questo momento circa l'85% del capitale bancario croato.
C'è l'intenzione di vendere il porto fiumano alla ditta italiana Contship. Il 30 maggio i rappresentanti del porto e della ditta italiana (che tra l'altro possiede il porto di Gioia Tauro) hanno controfirmato un contratto sulla collaborazione tecnico-commerciale, che potrebbe segnare l'inizio della privatizzazione del piu' grande porto croato. Molti temono che queste vendite, effettuate rapidamente per guadagnare il denaro necessario al normale funzionamento dell'apparato statale, producano per il governo croato difficoltà ancora più grosse di quelle già registrate. Come dice Nada Kolega Gril (Jutarnji list, 27 maggio), c'e quasi unanime consenso tra gli economisti e tra moltissimi manager nel definire il processo in corso come un processo di perdita delle infrastrutture nazionali e come l'inizio della trasformazione della Croazia in un paese dipendente in senso neocoloniale.
La linea politica seguita dal vice primo ministro Goran Granic (HSLS) conduce ora alla vendita della compagnia petrolifera nazionale INA e del distributore nazionale monopolista dell'energia elettrica HEP. Tramite questa vendita, il capitale straniero controllerebbe, oltre al sistema bancario, anche le infrastrutture. Così pensa la Presidente del sindacato maggioritario della INA, Dubravka Corak.

Una delle conseguenze di questa accelerata privatizzazione e' il venir meno dei diritti dei lavoratori. Il presidente Stipe Mesic ha recentemente criticato in modo molto duro la politica governativa: invece di diminuire i diritti sindacali, il governo dovrebbe insistere sul congelamento dei conti bancari delle persone che hanno trasformato la proprietà produttiva privatizzata in denaro trasferito al estero. Ma sembra che il governo croato non vi badi troppo.

Il bilancio dell'attacco macedone

25/06/2001 -  Anonymous User

Al termine di un week-end che ha visto duri scontri tra le forze macedoni e l'Esercito di Liberazione Nazionale (UCK), nei quali sono stati impiegati dall'esercito macedone, alcuni elicotteri, armi pesanti e per la prima volta aerei da ricognizione (si è trattato di "caccia Suhoi-25" come confermato dal portavoce dell'esercito Blagoja Markovski), e che ha lasciato sul campo alcune vittime e parecchi feriti, sembra che si sia raggiunto una sorta di accordo.
Da parte del governo macedone ciò è stato immediatamente interpretato come una disfatta dei ribelli albanesi, mentre il comandante della guerriglia albanese, noto come Hoxha, ha fatto sapere di aver ricevuto "dallo stato maggiore l'ordine di sospendere il fuoco. Noi non ci siamo arresi - ha aggiunto - i macedoni hanno subito perdite enormi ma è possibile che il nostro comando ci ordini il ritiro perché sono in corso negoziati internazionali". Sembra infatti che l'UCK non abbia per niente gradito il modo in cui il governo macedone ha presentato questa nuova tregua, ovvero come una disfatta. L'esercito di liberazione nazionale ha infatti inteso la resa come "un gesto di buona volontà politica" e Solana ha dichiarato che la tregua è stata possibile "grazie alla disponibilità delle due parti".
L'Uck dovrebbe, a partire da oggi, iniziare a il ritiro delle truppe verso la cittadina di Lipkovo, nella Macedonia settentrionale, mentre ad Aracinovo sono entrati i rappresentanti dell'OSCE, della NATO e della Croce Rossa Internazionale.
Nella giornata odierna è anche previsto il vertice europeo in Lussemburgo durante il quale verrà affrontata la crisi macedone e dove saranno presenti alcuni rappresentanti macedoni.

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25/06/2001 -  Anonymous User

Con un'affluenza alle urne di circa il 60% degli aventi diritto si sono concluse ieri le elezioni in Albania.
Nonostante l'incertezza dei risultati preliminari, sembrerebbe che il Partito Socialista di Gramoz Ruci, sia riuscito a conquistare la maggioranza dei seggi nel paese. Il segretario generale del partito ha ammesso di aver perso 17 zone elettorali, ma di averne vinte 45 su 100, mentre le restanti andranno al ballottaggio fra due settimane. Il centro destra di Berisha ha protestato duramente per lo svolgimento irregolare delle elezioni, durante le quali - sempre secondo il Partito Democratico di Berisha - molti cittadini non avrebbero potuto votare perché i loro nomi non erano presenti nelle liste degli elettori. Ad ogni modo le operazioni elettorali sono state monitorate sia da osservatori internazionali che locali e nei prossimi giorni verranno pubblicate le valutazioni sul corretto svolgimento delle elezioni.

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25/06/2001 -  Anonymous User

In questi giorni a Bujanovac Jeton Ismail, corrispondente per Radio Deutsch Wella, ha aperto la prima radio privata in lingua albanese. Ismail crede inoltre che la collaborazione con i media in lingua serba sarà un ottima spinta verso la tolleranza reciproca. La radio inizierà col trasmettere brevi annunci informativi e musica.
Dopo due anni nelle edicole di Bujanovac arrivano anche i giornali dal Kosovo: Kosova sot, Koha Ditore, Bota sot, Rilindija, ed è aumentata la tiratura dei media locali che arrivano in questo comune plurinazionale, ma anche a Presevo e Veliki Trnovac, dove presso popolazione locale albanese negli ultimi mesi è aumentato l'interesse per la stampa in lingua serba che dedica ampio spazio alle attualità di questo territorio.A Bujanovac in breve tempo ci si aspetta che inizi a lavorare anche la televisione locale, per la quale il Governo serbo ha stanziato i mezzi.
Il programma verrà realizzato dall'equipe di Radio Bujanovac di cui fa parte pure il mensile locale "Bujanovicne novine".

La febbre emorragica in Kosovo

25/06/2001 -  Anonymous User

In Kosovo si sono verificati alcuni casi di epidemia da febbre emorragica, della quale si sono già ammalate 100 persone e 10 ne sono morte. Questo tipo di febbre letale viene trasmesso dalle zecche, che in questo caso sono quelle che si trovano nel territorio inquinato del Kosovo. I sintomi della malattia sono: malessere generale, ematomi, emorragie sulla pelle e possono presentarsi emorragie nel tratto digerente e respiratorio. L'ammalato può perdere sangue dal naso e vomitarlo. La malattia può essere trasmessa per contatto sanguigno.
Il Dottor Veljko Djerkovic, specialista in epidemiologia, ha riferito che si tratta di una febbre emorragica di provenienza africana e la cura è prevista dalla legge con la quarantena. La malattia non si è ancora diffusa in Serbia e in Montenegro, ma è necessario prevenire una sua eventuale diffusione, dice Djerkovic.
Il vaccino contro questa malattia sembra sia in possesso della Russia, ma ad un costo troppo elevato. Nel frattempo l'unico rimedio è stato individuato nel Virazol, che consente un abbassamento della mortalità. Circa 700 flaconi di questo medicinale sono stati tempo fa inviati da una ditta farmaceutica californiana, la Farmaciutics.

L'esercito macedone scatena l'offensiva

23/06/2001 -  Anonymous User

In Macedonia è in atto una pesante azione militare da parte delle forze di sicurezza macedoni. L'azione iniziata ieri mattina alle ore 4.00 dalle forze congiunte di polizia ed esercito macedoni, ha visto l'impiego di artiglieria, carri armati ed elicotteri Mi24. L'intento dichiarato è quello di liberare la zona del villaggio di Aracinovo, circa 10 km da Skopje, nei pressi del quale è stanziato da circa due settimane l'Esercito di Liberazione Nazionale (UCK), che aveva dichiarato l'intera zona "territorio liberato". L'azione delle forze macedoni - come afferma il portavoce del ministero della difesa macedone Georgi Trendafilov - è rivolta "all'eliminazione dei terroristi da Aracinovo".
Va notato, inoltre, che in questi giorni ci sono stati alcuni cambi nei vertici dei comandi militari. In particolare è stata formata una nuova forza macedone con l'unione dell'esercito e delle forze di polizia antisommossa e antisabotaggio, (tra cui i famosi reparti "Tigri" e "Lupi" , ovvero di nuclei specializzati della polizia macedone) comandata dal generale Miroslav Stojanovski.
L'UCK, secondo quanto riportato dalla televisione in lingua albanese A1, avrebbe risposto all'attacco, lanciando colpi di mortaio da 120mm su una raffineria di Skopje, tuttavia senza colpirla. A quanto pare la gittata delle armi a disposizione dei guerriglieri non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi strategici della capitale, già minacciata nelle scorse settimane dal comandante Hoxha, il quale ha precisato che se il governo macedone "vuole la guerra, l'avrà".
Fortunatamente sembra che la popolazione civile abbia, nei giorni scorsi, evacuato la zona di Aracinovo, dove sono tuttora in atto gli scontri. Tuttavia alcune case sono state distrutte e altre incendiate, mentre alcuni poliziotti e militari dell'esercito macedone sono stati ricoverati nella serata di ieri, a seguito delle sparatorie con l'UCK, sia presso l'ospedale militare che quello civile di Skopje.

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23/06/2001 -  Anonymous User

(23.06.2001)
Giornata elettorale domani in Albania. Tutto sembra procedere tranquillamente e ciò è una buona notizia per la popolazione che ricorda le violenze che hanno accompagnato le elezioni del 1997. Per buona parte delle scorse quattro settimane gli albanesi hanno tenuto le dita incrociate, nella speranza che questa tornata elettorale passasse senza violenza.
I due maggiori partiti albanesi (SPA del primo ministro Fatos Nano e il DPA di Sali Berisha) hanno organizzato degli incontri tranquilli in differenti zone di Tirana. Tuttavia non sembra che la popolazione badi molto agli appuntamenti organizzati dai vari partiti: "C'è un raduno? E chi ci bada? Per la popolazione è più importante il bel tempo delle elezioni", commenta un negoziante di Tirana.
I partiti politici hanno prestato maggior attenzione alla qualità dello stile delle loro campagne elettorali, mettendo più soldi e sforzi nella presentazione della linea politica.
Gli slogan dei partiti, in particolare i manifesti della campagna elettorale, sono stati stimati in un costo che, per entrambi i partiti, si aggira sui sette milioni di dollari. "Se il tuo cuore va a Sinistra, vota per SPA" dichiara un manifesto e "Bush, Berlusconi e Berisha uguale l'Unione per la Vittoria" dice un altro.
Le elezioni verranno monitorate da una commissione dell'OSCE.

La crisi idrica in alcuni villaggi macedoni

23/06/2001 -  Anonymous User

Si moltiplicano le richieste di aiuto giunte all'ufficio ICS di Skopje da parte degli abitanti ormai da mesi bloccati in diversi villaggi nelle aree circostanti Tetovo e Kumanovo, nella Macedonia settentrionale: al momento l'approvvigionamento idrico sembra rappresentare il problema più pressante.
Le maggiori difficoltà derivano dall'impossibilità di stoccare riserve idriche.

In particolare la municipalità di Kumanovo è in grave difficoltà: gli impianti esistenti non garantiscono riserve adeguate di acqua alle popolazioni dei villaggi e i guerriglieri dell'UCK continuano a controllare zone strategiche per l'approvvigionamento.
La carenza idrica rischia, con l'aumento delle temperature, di provocare epidemie.

C'è urgente bisogno di cisterne e di pompe idriche, garantire assistenza ai bambini e di generi di prima necessità per gli abitanti delle zone colpite dal conflitto.
Il Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS) - organismo umanitario a cui aderiscono oltre 100 organizzazioni di volontariato e solidarietà, presente a Skopje e a Tetovo dal 1999 con progetti di assistenza per i profughi, i rom e con programmi ricreativi ed educativi per i bambini realizzati presso 3 centri comunitari - lancia un appello urgente chiedendo 25 milioni di lire per poter intervenire nelle aree di Tetovo e Kumanovo ripulendo le cisterne esistenti e ampliando l'impianto idrico con nuovi macchinari.
INFO:fedfossi@tin.it

La pressione internazionale riattiva il dialogo

22/06/2001 -  Anonymous User

Sono ripresi a fatica i colloqui tra i partiti macedoni e quelli albanesi, dopo la brusca interruzione causata dalle forti divergenze interne. La fugace visita di Solana a Skopje, sembra aver riaperto la possibilità di una speranza d'intesa tra le due parti in conflitto. Solana ha fatto sapere che ritornerà nel fine settimana a Skopje e che entro il prossimo lunedì dovranno esserci dei "risultati concreti".
Su informazioni dell'agenzia Sense, Solana ha informato il consiglio dei ministri degli esteri del Parlamento europeo, circa le possibilità di cambiamento della costituzione macedone. L'Alto rappresentante europeo ha detto che "Il sentimento tra gli appartenenti alla minoranza albanese della FYROM è quello di appartenenza a questo paese. Non desiderano essere cacciati, ma desiderano esserne parte. Per ciò è così importante considerare un cambio della Costituzione. In tutti le costituzioni della regione è mantenuta la filosofia dell'inizio degli anni '90. Il cambiamento dei preamboli della Costituzione è, in questo senso, la base perché lo stato sia non solo degli Slavi, ma formato anche dai cittadini albanesi". " Per questo - prosegue Solana - siamo così interessati al cambiamento della Costituzione, in modo che gli uni e gli altri possano sentirsi bene nel paese, ciò è particolarmente importante con una Costituzione che riconosca che gli elementi fondatori del paese, siano sia gli uni che gli altri e non solo gli uni" (Sense).
Tuttavia le pressioni internazionali non sono gradite al premier macedone Georgievski che ha detto di non poter accettare "pressioni dalla comunità internazionale per cedere alle richieste degli albanesi e non devono porci limiti di tempo perché sono in discussione questioni di eccezionale importanza" (Ansa). Georgievski si riferisce alla data entro la quale dovranno essere presentate le decisioni che usciranno dai colloqui di questi giorni, ovvero lunedì 25 giugno presso la riunione europea in Lussemburgo. Il leader del PDP (Partito per la prosperità democratica albanese) Imer Imeri ha fatto sapere che i colloqui riprenderanno dalle questioni meno difficili per poi proseguire sui punti dove c'è maggior divergenza (AP).
In questo bailamme generale di accuse reciproche, tra albanesi e macedoni, circa il fallimento dei negoziati, si fa sentire anche la voce della NATO, pronta per un intervento di breve durata e con una forza minima necessaria a garantire il disarmo dei guerriglieri, ma tuttavia in attesa di un esito positivo delle trattative. A proposito dell'incontro tra Powell e Robertson - scrive la Reuters - il segretario di stato americano ha dichiarato: "abbiamo parlato della Macedonia. Siamo speranzosi che il processo politico ripartirà velocemente e che avrà una spinta in avanti". Ma - ha aggiunto Powell - non abbiamo fatto il punto sulla partecipazione degli USA. Ci sono molti modi in cui possiamo contribuire" (Reuters, Ansa).
Nel frattempo alcuni scontri tra le forze macedoni e i guerriglieri albanesi si sono verificati la notte scorsa nei presi dei villaggi di Rasce e Radusa, quest'ultima localizzata tra Blace e Jezince, punto di attraversamento della frontiera verso il Kosovo, dove mercoledì sono transitate circa mille profughi. L'UNCHR fa sapere, inoltre, che il numero dei rifugiati macedoni è salito a circa 50.000 persone. Sembra che i macedoni si siano rifugiati in Serbia e in Kosovo, mentre gli abitanti albano-macedoni lasciano il paese per dirigersi in Turchia, in Albania o in altri paesi occidentali (Tanjug).

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22/06/2001 -  Anonymous User

L'Alto rappresentante dell'ONU per la Bosnia ed Erzegovina, l'austriaco Wolgang Petritsch rimarrà nella regione ancora per un anno. La decisione è stata presa ieri a Stoccolma durante l'Assemblea del Consiglio per l'implementazione della pace (PIC) in Bosnia ed Erzegovina.
Secondo quanto avevano riportato alcuni organi di stampa, tempo fa, Petritsch avrebbe dovuto lasciare l'incarico quest'anno. "Questo è un lavoro molto pesante, ma credo che si tratti di una sfida importante. Ad ogni modo ciò significa che il Consiglio ha espresso la sua fiducia e ha riconosciuto il progresso che è stato ottenuto" ha detto Petritsch.

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22/06/2001 -  Anonymous User

Il membro del Comitato generale del Partito pensionati
della Republika Srpska, Dusan Prica, ha lanciato un

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22/06/2001 -  Anonymous User

Il membro del Comitato generale del Partito pensionati
della Republika Srpska, Dusan Prica, ha lanciato un
appello al governo affinché paghi il debito di
124 milioni marchi tedeschi, relativo al mancato pagamento delle pensioni dell'anno scorso.
Data la situazione economica molto difficile, i pensionati della RS chiedono di ricevere il più presto possibile almeno quattro mensilità e mezza dell'anno
precedente. Secondo Prica, il gabinetto di Mladen Ivanic, primo ministro della RS, non ha fatto nessun sforzo per
risolvere i problemi dei pensionati.

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22/06/2001 -  Anonymous User

Dopo la decisione di passare all'opposizione, il presidente dell'IDS ha anche formalmente abbandonato il suo Ministero. Ha dichiarato in proposito che e' scaduto il tempo della coalizione governativa attuale, che non ha realizzato le promesse ne' adempiuto alle aspettative dell'elettorato. E' sua intenzione restare fedele al programma di integrazione europea appoggiato da più dell'80% della popolazione croata.

Le dimissioni del Ministro della Giustizia

22/06/2001 -  Anonymous User

Il 13 giugno il Ministro della Giustizia e dell'Amministrazione Pubblica Stipe Ivanisevic si è dimesso, ufficialmente a causa di problemi di salute. Forse e' vero che Ivanisevic è ammalato (due interventi chirurgici durante il periodo del suo incarico), ma sembra che le dimissioni dipendano in primo luogo dall'impossibilità di incidere sul sistema giudiziario (così ha dichiarato il sottosegretario Ranko Marijan). Si tratta di problemi che il Ministero non è in grado di risolvere perché non possiede lo spazio di manovra necessario, a causa della mancata volontà politica della coalizione governativa di iniziare un rinnovamento del sistema giudiziario corrotto. Quasi tutti funzionari del Ministero hanno già abbandonato il Ministero, scrive Vecernji list (14.06). Nel frattempo si specula sul possibile successore di Ivanisevic.

La prima fase delle trattative si conclude con un nulla di fatto

21/06/2001 -  Anonymous User

Le trattative in atto a Skopje tra i due partiti macedoni (VMRO-DPNE del premier Georgievski, il Partito socialdemocratico macedone di Cervenkovski) e i due albanesi (il Partito democratico albanese (PDA) di Xhaferri e il Partito per la prosperità democratica (PDP) di Imeri) hanno subito un arresto. Dopo sei giorni di consultazioni sotto le pressioni della comunità internazionale, il dialogo si è concluso con un nulla di fatto.
Da parte macedone si rimprovera ai partiti albanesi di essersi spinti troppo oltre nelle richieste, ovvero - secondo le parole di Trajkovski - il raggiungimento di "una federalizzazione e l'ambire ad uno stato con due nazionalità" (Politika). Inoltre è stata rifiutata la proposta, avanzata da parte albanese, di ottenere una forma di "democrazia consensuale", cioè un vicepresidente della repubblica, albanese, con diritto di veto e un ramo nuovo della camera parlamentare. Trajkovski ha infatti dichiarato che "la Macedonia non deve applicare il concetto della democrazia consensuale, perché in quel modo si approfondirebbero i conflitti interetnici e si bloccherebbe il sistema per l'emanazione delle decisioni politiche" (Politika).
Da parte albanese vengono smentite le ambizioni territoriali, ma si insiste invece sullo status di popolo costitutivo, sul riconoscimento della lingua e la scrittura in caratteri latini accanto alla lingua macedone in cirillico, e sulla figura di un vice presidente con diritto di veto.
Proverà oggi a Skopje l'Alto rappresentate europeo per la sicurezza, Javier Solana, accompagnato dall'inviato della NATO, Peter Feith, a mettere d'accordo le parti in conflitto. Solana deve cercare di far uscire un'intesa tra i partiti albanesi e quelli macedoni, di modo che la NATO possa intervenire, senza un mandato dell'ONU, dal momento che entrambe le parti richiederebbero l'intervento direttamente.
La NATO avrebbe già deciso di inviare un contingente di circa 3.000 uomini in Macedonia, tuttavia, come ha dichiarato il suo segretario generale, George Robertson, "non si tratta di un intervento armato, ma piuttosto di un offerta fatta dai paesi aderenti al Patto per prendere in consegna le armi e le uniformi di quei gruppi che si vogliono disarmare" (Finanacial Times).
L'intervento dovrà durare un mese e le truppe dovranno esser pronte nell'arco di una decina di giorni (probabilmente entro il 27 giugno, data per cui era previsto un colloquio con il premier macedone Georgievski a Bruxelles). La Gran Bretagna, la Spagna, la Francia, la Grecia, la Repubblica Ceca, la Norvegia e la Germania hanno annunciato di essere pronte ad inviare loro soldati per un contingente NATO già nominato Mfor, mentre gli USA fornirebbero il supporto logistico all'operazione (Politika, Finanacial Times). Secondo le parole di Colin Powell, sembra che gli USA stiano considerando di utilizzare alcune delle 700 truppe di supporto logistico già presenti in Macedonia, e ha concluso dicendo: "credo che siamo coinvolti militarmente, politicamente e diplomaticamente" (Finanacial Times).
Colin Powell, aveva nei giorni scorsi assicurato la lobby albanese americana che gli Stati Uniti continueranno a rimanere impegnati nello sforzo per un'equa soluzione della crisi macedone. La comunità albanese aveva, infatti, espresso preoccupazione per l'impegno russo alle operazioni di disarmo e sorveglianza della Macedonia. Il presidente del Consiglio nazionale americano albanese aveva dichiarato che "ogni volta che sentiamo nominare la Russia e i Balcani nella medesima frase ci rende nervosi" (Reuters, AFP).
Resta da vedere come si comporterà la comunità internazionale se dagli incontri diplomatici dei prossime giorni non uscirà un piano di soluzione che metta d'accordo i due schieramenti politici, albanesi e macedoni. Ci sarà comunque un intervento della NATO? e se sì, in che misura?

Articolo

21/06/2001 -  Anonymous User

"Le indagini dureranno molto tempo, ed io sono preoccupata per il destino della Hercegovacka Banka". Lo dice Toby Robinson - americana, direttrice temporanea dell'HB, imposta dall'Alto rappresentante Wolfgang Petrisch - in un'intervista rilasciata a Slobodna Bosna, il 14 giugno scorso.
Non possiamo ancora dimenticare gli incidenti alla Hercegovacka Banka
del 6 aprile scorso, quando
la signora Robinson dovette letteralmente fuggire dalla
banca, sotto le minacce e le pietre lanciate dagli
estremisti croati. In quell'occasione alcuni carabinieri italiani furono presi in ostaggio ed
alcuni di loro vennero gravemente feriti.

Dopo un periodo di silenzio, l'Alto rappresentante, con
l'aiuto dello SFOR, ha organizzato un'ulteriore incursione nella
Banka, riguadagnando il controllo della situazione E' da allora che
comincia il duro lavoro della signora Robinson, che
ha il compito di controllare la situazione nella banca e
scoprire tutti i conti irregolari.
La Robinson ha alle spalle una carriera analoga
nei Stati Uniti: "Per lungo tempo ho operato in
banche che avevano molti problemi, soprattutto in
Texas, negli anni Ottanta. Adesso vivo e lavoro tra
Sarajevo e Mostar. E' importante concludere questa fase di controllo
della contabilità il più presto possibile".

Riguardo alla collaborazione da parte degli impiegati della
Herzegovacka Banka di Mostar, la Robinson dichiara che, su 275, soltanto un paio le stanno
dando una mano, mentre gli altri sono occupati a garantire il funzionamento tecnico della banca.

I documenti da controllare sono 1,1 milione e l'operazione è soltanto all'inizio.
Una delle anomalie scoperte riguarda un
conto di 54 milioni di marchi tedeschi, denaro della Repubblica
croata. Considerando che il
capitale della Hercegovacka Banka è di 20 milioni di marchi
tedeschi, questo conto è sospettato essere una transazione illegale. E' prematuro dire se e quando vi sarà un procedimento legale.
Si tratta probabilmente di una delle ragioni per cui Petrisch ha ordinato di effettuare i controlli.

L'attuale problema è, poi, stabilire priorità nell'erogare il denaro. La
soluzione che si prospetta sembra essere quella di bloccare tutti i conti. La
Hercegovacka Banka, banca centrale della Bosnia Erzegovina, dispone infatti di 20 milioni
di marchi tedeschi: il Ministero delle Finanze ne chiede 17, al contempo il Fondo pensionati
ne chiede 14. A chi dare il denaro? Forse, una pensionata di Mostar ha bisogno davvero di poco, per sopravvivere.

La revisione delle privatizzazioni

21/06/2001 -  Anonymous User

Slobodna Dalmacija (16.06) informa che la Commissione Governativa per la revisione della privatizzazione ha ricevuto fin'ora soltanto 89 richieste di revisione. La portavoce della Commisione, Biserka Coh Mikulec, ha dichiarato che le prime informazioni sulla revisione si potranno avere sulla base della legge che definisce la materia e gli standard internazionali, che saranno applicati al procedimento di revisione soltanto a partire dal 24 novembre. Ma il Presidente dell'Ufficio Statale per la Privatizzazione Hrvoje Vojkovic insiste sulla revisione totale dell'ultimo ciclo della privatizzazione; l'Ufficio ha in proposito iniziato anche alcuni processi giudiziari, scrive Andrea Koscec (Jutarnji list, 19.06).

Elezioni croate: risultati definitivi

21/06/2001 -  Anonymous User

I quotidiani dal 16 giugno informano sui risultati definitivi delle elezioni tenutesi il 20 maggio scorso. I partiti della coalizione governativa hanno 3765 mandati nelle assemblee comunali (HSS Partito Contadino della Croazia 1508, SDP Partito Social Democratico 1322, HSLS Partito Social Liberale 528, ecc), l'HDZ ne possiede 2768, l'IDS (Dieta democratica istriana) 271, ecc. I cinque partiti della coalizione governativa hanno nelle assemblee regionali (conteali) insieme 466 mandati (SDP-181, HSS-146, HSLS-72), il "Blocco croato" 333 (da ciò l'HDZ 314), l'IDS 28, ecc. Ma le coalizioni locali non seguono sempre la logica della coalizione nazionale. Si sono registrati molti casi di svolta: l'HSLS a Spalato diventa partito al potere a livello municipale, ma con appoggio esterno del Blocco nazionale; a Slavonski Brod l'HDZ ritorna al potere grazie all'appoggio esterno dell'HSLS, ecc.
Sono da registrare anche casi tragicomici, come quello nella comune slavonese Vladisavci, dove due figli dello stesso padre, di nazionalità serba, ma l'uno di madre croata e l'altro di madre ungherese guidavano due liste di partiti governativi: il primo la lista dell'HSS, il secondo dell'SDP. Il fratello maggiore non ha voluto fare la coalizione post-elettorale con il fratello minore, dicendo che non aveva intenzione di collaborare con un serbo; ha scelto quindi la coalizione con l'HDZ, nella località partito minoritario, e grazie all'HDZ è diventato sindaco (sembra che sarà espulso dall'HSS).

Il "paraesercito macedone" intima agli albanesi di andarsene

20/06/2001 -  Anonymous User

Il "paraesercito macedone 2000", fino ad ora sconosciuto al pubblico, ha emesso un comunicato con il quale richiede che"tutti gli albanesi (shiptari) che hanno avuto la cittadinanza macedone nel 1994 devono lasciare il paese entro il 25 giugno 2001".
Nel comunicato dell'organizzazione, pubblicato dal giornale di Skopje "Vest", si dice che il "paraesercito macedone", inizierà la "pulizia dei loro villaggi" se gli albanesi non lasceranno il paese, e saranno risparmiati soltanto "quegli albanesi che prenderanno le distanze dai terroristi".
La minaccia è stata rivolta anche ai macedoni che hanno "avuto a che fare con alcuni albanesi", e al governo è stato richiesto di effettuare la revisione delle cittadinanze date agli albanesi in quell'anno, prima che vengano attivate tutte le "forze a disposizione e le armi sofisticate".
Il paraesercito macedone, come organizzazione cospirativa, è stato formato dieci anni fa da un gruppo di macedoni che erano al potere. Fra di loro c'era anche l'ex ministro degli affari interni Jordan Mijalkov, e ora dispongono di circa 2000 membri. Nell'organizzazione c'è anche un gran numero di appartenenti alle unità d'elite dell'esercito e della polizia, le "Tigri", i "Lupi" e gli "Scorpioni", si dice nel comunicato. Gli appartenenti al paraesercito sono anche, come dice sempre il comunicato, "pulitori a pagamento" che saranno attivati e che riceveranno uno stipendio mensile di diecimila marchi per la liberazione dai balisti albanesi che non hanno la cittadinanza oppure l'hanno ottenuta nel 1994. Questa organizzazione fino ad ora non si è mai fatta sentire. Nel 1994 la cittadinanza macedone è stata data, prima del censimento, come si scriveva sui media di Skopje, a circa 120.000 albanesi.

» Fonte: © Tanjug

Si dimette il Ministro degli Interni

20/06/2001 -  Anonymous User boskovski, ljuboten